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Su “Orientamenti pastorali” il libro Pastorale Digitale 2.0

Riportiamo il testo della presentazione del libro di Riccardo Petricca “Pastorale Digitale 2.0”, a firma di Adriana Letta, pubblicata dalla rivista “Orientamenti pastorali”, mensile del C.O.P., Centro di Orientamento Pastorale n. 10 del 2016, a pag. 88, nella sezione “Invito alla lettura”.

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Riccardo Petricca, “Pastorale Digitale 2.0“, ed. Albatros, collana di saggi “Nuove Voci”, postfazione di Mons. Gerardo Antonazzo.

E’ un po’ la storia di una vocazione, quella raccontata dal libro di Riccardo Petricca “Pastorale Digitale 2.0”, semplice come è, in fondo, ogni vocazione – una chiamata ed una consegna a cui informare tutta la propria vita -, ma complessa come si rivela sempre, per il lungo ed anche tortuoso percorso umano per arrivare a comprenderla, a riconoscerla come propria e infine ad accettarla come definitivo stile di vita. L’A., ingegnere delle telecomunicazioni, attira immediatamente il lettore e lo coinvolge emotivamente nel tratto di esperienza personale di vita che racconta, quando lui, dopo anni di impegno in Azione Cattolica e Pastorale Giovanile, se ne allontana dopo un forte dispiacere cercando altrove, su diverse rotte, distrazioni e compensazioni. Ma dopo qualche anno, occasioni, accadimenti, persone lo riportano a guardare dentro di sé, a riscoprire ideali, sogni, motivazioni, impegni. Fino a ritrovarsi nel luglio 2013 a Rio de Janeiro come responsabile del gruppo diocesano alla XVIII Giornata Mondiale della Gioventù con il Papa: e lì ha la conferma che “nulla, assolutamente nulla accade a caso“, che non è solo, che quel Dio a cui aveva dedicato gli anni della sua giovinezza è lì accanto, lo aiuta e lo soccorre, gli vuole bene e lo chiama.

La vita cambia e ridiventa entusiasmante, si incontra e si relaziona con quella di tante altre persone e la sua non è più l’unica voce narrante nel libro, perché si intreccia con molte altre voci a formare un solo racconto, la sua vocazione non è più solo sua, ma viene condivisa da altri, sempre più numerosi, che si impegnano con lui in un nuovo servizio volontario e gratuito in diocesi: il servizio di Pastorale Digitale. Servizio che prende inizio, col favore e l’avallo del Vescovo Gerardo, nel marzo 2014 con un convegno dal titolo “Internet è un dono di Dio”. E pensare che molto prima, nel 1998, Riccardo, con due amici studenti di ingegneria come lui, aveva organizzato un convegno sull’ utilizzo di internet nella Chiesa: “il peggiore degli incontri mai visti ed organizzati”! Evidentemente i tempi non erano maturi. E neanche le persone. Ma l’intuizione della vocazione era già presente: la Vocazione digitale!

Il racconto personale non è un espediente per sedurre il lettore, ma assume un significato ulteriore a livello di formazione umana e culturale. Dice Mons. Gerardo Antonazzo nella postfazione: “Fare autobiografia  è formarsi; anzi, è formarsi due volte” e questo vale sia per la storia personale dell’Autore, sia per “l’autobiografia di una Chiesa particolare… che si lascia educare dalla sua storia raccontata, riflettuta e condivisa“.

Tuttavia, una lettura solo in chiave autobiografica o narrativa non esaurisce il valore e la portata del libro di Riccardo Petricca. E’ un libro particolare: pur essendo inserito in una collana di saggi, non è uno studio sociologico, psicologico o antropologico sull’uso diffuso e massiccio della comunicazione online. Non teorizza un’idea per dimostrarne la validità, non argomenta, non utilizza un linguaggio scientifico. Racconta come attorno a un’idea si è coagulato un gruppo che continua a crescere di numero, di capacità, di entusiasmo, di senso di responsabilità anche, un gruppo vario ma coeso dal contagio della fede cristiana, di cui vuol testimoniare la bellezza e la gioia, l’Evangelii gaudium. Tutti nel gruppo si impegnano a costruire qualcosa di positivo per gli altri, a condividere sogni, speranze, esperienze, a comunicare non da espositori neutrali, ma con il piglio del testimone toccato in prima persona dai fatti che narra, da quel qualcosa che infiamma il cuore e pervade la vita in modo gioioso e profondo.  In poche parole: non si accontentano di mettere in rete, vogliono mettere in comunione (questo lo slogan-stella polare dato dal Vescovo!), tra loro e con tutti gli altri internauti che possono entrare in contatto con loro attraverso il sito web o gli svariati social di cui la Diocesi si è dotata. La chat del gruppo su WatsApp non è di sole “chiacchiere”, è attraversata giornalmente da scambi profondi e positivi, che aiutano tutti: più importante della tecnologia, pur affascinante, è la relazione vera tra le persone, che va costruita giorno per giorno alla luce di Cristo. E questo significa crescita umana, culturale, spirituale.

Il recente seminario teologico-pastorale diocesano è stato una conferma che il cammino comunitario della Pastorale Digitale sta andando proprio nella direzione di quel nuovo umanesimo additato come urgente e necessario dal Convegno Ecclesiale nazionale di Firenze 2015, e segue le piste indicate dai cinque verbi: uscire (la PD percorre strade nuove per il Messaggio di sempre); annunciare (comunicare è annunciare!), abitare (si abita – da cristiani – l’ambiente digitale, come gli ultimi Papi hanno tanto raccomandato); educare (questa nuova strada educa sia gli operatori della PD sia gli utenti), trasfigurare (PD è una vita, la vita dell’autore e la vita di un gruppo che pian piano si trasfigura).

Dunque, il maggior merito di “Pastorale Digitale 2.0”, in fin dei conti, è di aver messo a disposizione di tutti una storia vera e reale, non solo virtuale, che sta dando risultati incredibili e inaspettati; di aver presentato un’esperienza pilota, un “orientamento pastorale”, un vero e proprio Progetto pastorale esportabile ed estensibile ad altre diocesi e comunità cristiane. Non uno studio ma un’esperienza pastorale viva, interessante e costruttiva, non contenuti nuovi, ma linguaggi attuali per dire ai giovani e non solo i contenuti di sempre. Tanto è grande tale convinzione, che alla fine del libro l’Autore si rivolge addirittura a Papa Francesco chiedendo “che questo servizio che facciamo per la Chiesa venga ufficializzato”.

Adriana Letta