SACRA FAMIGLIA
di Vincenzo Ruggiero Perrino
Episodio 13
Nazareth, anno 1 a. C.
Ormai la giornata di lavoro di Giuseppe è finita. Gesù lo ha accompagnato (e anche un po’ aiutato) tutta la giornata sul cantiere del teatro di Sepphoris. Poiché tra non molto il sole comincerà a calare, padre e figlio si decidono a salutare gli altri operai e ad avviarsi verso casa.
«Andiamo, ragazzo!», esclama a gran voce Giuseppe, caricandosi sulla spalla il sacco vuoto, nel quale portavano un po’ di cose da mangiare preparate da Maria per il pranzo.
«Sì, papà. Anche se il sole è ancora bello alto».
«E meno male. Ma per quando arriviamo a casa sarà buio».
La strada, che da Sepphoris porta a Nazareth, dopo aver incrociato la via che porta fino a Gerusalemme, passa nei pressi del grande lago, dove Gesù a volte va a giocare con Giovanni e gli altri amici.
«Chissà mamma che avrà preparato da mangiare», dice il ragazzo.
«Speriamo non si sia inventata niente di strano, come qualche volta fa, e poi a noi due ci tocca fare da cavia per i suoi esperimenti in cucina!».
«Hai proprio ragione, pa’! Mamma, alle volte, non si rende conto di esagerare con alcuni ingredienti, e fa delle cose o troppo piccanti, o troppo salate, o troppo condite».
Giuseppe scoppia a ridere, poi aggiunge: «È vero, ma comunque teniamo per noi questa considerazione».
«Per carità, e chi dice niente. D’altra parte, magari tra duemila anni, queste pietanze saranno quelle più gradite dagli uomini e dalle donne di quel tempo lontano».
«Ma che vai a pensare! Tra duemila anni!».
Cammina cammina, finalmente giungono al lago. Ancora lontani, scorgono una grossa imbarcazione di pescatori, che hanno appena attraccato, e gli uomini a bordo – tre o quattro di loro – scendono a riva. Un’altra barca, invece, procede più lentamente a tornare.
«Ragazzo, forse ho un’idea per salvarci per la cena!».
«Cioè?».
«Andiamo a vedere se quei pescatori hanno preso qualcosa, così compriamo qualche pesce e lo arrostiamo per stasera».
«Grandiosa pensata, pa’!».
Così, Giuseppe e Gesù si avvicinano alla barca.
«Salve», saluta Giuseppe.
«Salute a te, uomo», risponde il più grande di età dei pescatori.
Gesù scorge, dietro a quella figura, due ragazzi, che ad occhio e croce dimostrano di avere la sua stessa età, e li saluta presentandosi: «Ciao, io sono Gesù!».
«Ciao, io sono Simone», risponde il più grande dei due.
«Ed io sono suo fratello Andrea», fa l’altro.
«Siete pescatori?».
«Beh, siamo ancora troppo piccoli per avere una barca tutta nostra. Però, di solito diamo sempre una mano a papà e ai suoi amici», spiega Simone.
«Vabbè, diciamo che più che altro ci divertiamo un po’…», precisa Andrea.
«Semmai ti diverti tu, io da grande diventerò un bravissimo pescatore!».
«Tu invece che fai?», chiede Andrea al nuovo amico, mentre il fratello maggiore risale sulla barca.
«Oggi non c’era lezione a scuola e così sono andato a Sepphoris con mio padre, che lavora al cantiere».
«Bello, dev’essere un bel lavoro… Vedere che quello che costruisci man mano prende forma e cresce…».
«Se è per questo, tutti i lavori dovrebbero dare questa soddisfazione, se fatti bene…», dice Pietro, cominciando a mettere a posto una delle reti sulla barca. Poi, aggiunge: «Anzi, se vieni a darci una mano, magari ci sbrighiamo e torniamo a casa».
«Agli ordini, generale!», dice Andrea, canzonando il fratello e facendo ridere Gesù.
Intanto, Giuseppe sta chiedendo al pescatore di poter comprare qualche pesce per la cena.
«Purtroppo, non posso esserti di aiuto, amico mio!», replica l’altro con aria mogia.
«Hai venduto già tutto il pescato?», chiede, con evidente sorpresa, quello.
«Magari! Il fatto è che oggi non abbiamo pescato nemmeno un pesce!».
«Possibile?».
«Che devo dirti? È stata una giornataccia».
«Mi dispiace molto».
Gesù, avvicinatosi al padre, e notata la sua aria un po’ delusa, gli chiede: «Qualcosa non va?».
«Figliolo, mi sa che stasera non potremo mangiare altro che quello che tua mamma avrà preparato».
«Ah, e come mai?».
«Non c’è pesce».
«Come sarebbe a dire “non c’è pesce”?».
«Questi pescatori hanno lavorato tutto il giorno, ma non sono riusciti a pescare neanche un pesce».
A quel punto Gesù parla direttamente al pescatore: «Ma come è possibile?».
«Ragazzo mio, purtroppo la giornata è andata così. Anche io e i miei figli, Simone e Andrea, non mangeremo pesce stasera…».
«Il problema è che, dopo tutta ‘sta faticata, non mangeremo affatto stasera…», puntualizza Andrea, dalla barca, al che suo fratello gli dà una gomitata per farlo tacere.
«Lascia che tuo fratello parli, Simone… Purtroppo è vero, non avendo pescato, non mangeremo niente stasera…».
«Facciamo una cosa», inizia a dire Gesù.
«Che vuoi fare?», chiede un po’ sospettoso Giuseppe.
«Io niente, pa’». Poi, rivolto a Simone, Andrea e al loro padre, propone: «Voi, scostatevi qualche decina di metri dalla riva e gettate nuovamente le reti in acqua».
«Ragazzo, forse non hai capito: abbiamo faticato tutta la giornata e non abbiamo preso assolutamente nulla».
«E io invece sono sicuro che pescherete qualcosa. D’altra parte, mica possono essere spariti tutti i pesci! Oppure, mica possono averli presi tutti quelli dell’altra barca».
«Macché! Quelli sono i nostri soci, e nemmeno loro hanno preso niente», dice Simone.
«Io non mi rimetto a lavorare», protesta un altro dei lavoratori.
«Se pescherete, avrete di che mangiare voi tutti, e anche noi altri. Se, invece, non pescherete niente, sarete tutti ospiti per cena a casa nostra».
«Ma sei matto, a metterti a fare queste scommesse?», gli fa Giuseppe, già prefigurandosi la faccia di Maria, nel caso si presentassero senza preavviso a casa con una decina di ospiti.
«Papà, secondo me, non abbiamo niente da perdere da questa proposta. Se peschiamo bene, se non peschiamo non restiamo comunque digiuni stasera, né noi né gli altri lavoratori», riflette Andrea.
«E va bene. Ragazzo mio, sulla tua parola getterò le reti!».
Così, spinta un po’controvoglia la barca in acqua e giunti ad una trentina di metri dalla riva, gettano le reti. Simone, Andrea, il loro padre e gli altri due che lavorano con loro, devono mettercela proprio tutta a tirarle su, tanto sono piene di pesci! Infatti, per non rischiare di rompere le reti, cominciano a gridare a quelli dell’altra barca di andare a dar loro una mano.
«Poi, me lo spieghi come facevi a sapere che in quel punto c’erano tutti quei pesci», fa Giuseppe, ancora meravigliato di quello che è appena successo davanti ai suoi occhi.
«È un lago, da qualche parte i pesci devono pur stare…».
«Mi pare evidente. Ma come facevi a sapere che erano proprio lì dove li hai fatti andare tu?».
«Dai, pa’, sempre a fare domande. Tra una trentina di anni ti sarà tutto più chiaro. E poi, non sei contento che hanno pescato e così anche noi mangeremo pesce?».
«Sì, certo!».
Intanto, le due barche sono tornate a riva e gli equipaggi di entrambe scendono a terra, esultanti e festanti. Simone e Andrea corrono ad abbracciare il loro nuovo amico.
«Se non fosse stato per te, ce ne saremmo tornati a casa a mani vuote!».
«Ma io non ho fatto proprio un bel niente! Ho solo proposto una cosa; siete stati voi bravi ad accettare la proposta e a riprovarci ancora una volta».
«Come sapevi che avremmo pescato?», chiede Andrea.
Gesù e Giuseppe si scambiamo un’occhiata di intesa, e poi il ragazzo risponde: «Diciamo che tra una trentina di anni vi sarà tutto più chiaro».
Andrea vorrebbe chiedere ancora, ma altri due ragazzi si avvicinano a Gesù. Simone si incarica di fare le presentazioni:
«Gesù, questi sono altri due nostri amici, i figli di Zebedeo, che è il socio di papà. Lui è Giovanni e questo è suo fratello Giacomo».
«Anche io ho un cugino che si chiama Giovanni! Magari un giorno torniamo qui insieme e ce la spassiamo un po’ a giocare!». Poi, rivolto al padre gli dice: «Pa’, credo che sia ora di tornare a casa».
«Amico, accetta questo pesce in segno della mia gratitudine verso te e verso tuo figlio», esclama il padre di Simone e Andrea a Giuseppe.
«Grazie», replica Giuseppe, prendendo il pesce che gli viene offerto.
Poi, fatti i saluti, padre e figlio ritornano verso casa.
«Ragazzo, io ancora non riesco a capire come hai fatto…».
Gesù, prontamente, lo interrompe: «Ancora? Piuttosto, pensiamo a cosa dire a mamma, quando ci presenteremo con questo pesce».
«Dici che potrebbe intuire che lo abbiamo preso per non mangiare il suo nuovo esperimento in cucina?».
«Uhm… mi sa che potrebbe intuirlo…».
«E tu come fai a saperlo?», chiede Giuseppe, ma poi lui stesso prontamente aggiunge: «No, non me lo dire, conosco già la risposta: “sarà tutto chiaro tra una trentina di anni”…».
[gennaio 2017]